Sport, dalle palestre agli allenamenti: ecco cosa si può fare e cosa no
e poi attuate nel dettaglio attraverso protocolli ad hoc
Quel borsone con tutto l’occorrente per la palestra, o quello con dentro costume, accappatoio e pantofole per la piscina, a cui in questi lunghi giorni di lockdown Covid-19 si è guardato con un misto di nostalgia e rassegnazione da oggi, 25 maggio, potrà essere, finalmente, riaperto. E potrà tornare a far parte degli accessori della nostra giornata.
Riaprono, anche se non in tutte le regioni, palestre, piscine, centri sportivi. Per gli appassionati è una novità importante, dopo l’interruzione imposta dal coronavirus in ambienti a forte rischio contagio. Stop dunque ad addominali in salotto, magari con lo sguardo rivolto a una diretta video su Facebook.
Sarà una gioia ma non per tutti (almeno per ora). Chi vive in Lombardia dovrà attendere ancora un po’, il 31 maggio. Lo stesso accade in Basilicata: qui il governatore Vito Bardi ha rinviato l’apertura al 3 giugno. Prendono tempo anche le piscine e palestre comunali di Bologna, chiuse fino a fine mese per definire i protocolli di sicurezza con i gestori.
Piscine, palestre, scuola guida: ecco cosa riapre regione per regione
Le linee guida della Conferenza delle Regioni
A fare da sfondo alla riapertura di queste attività, penultima tappa del percorso di allentamento del lockdown in vista di una fase di convivenza con il coronavirus - il 3 giugno scatterà, sempre con un occhio all’andamento della curva dei contagi, il via libera agli spostamenti tra le regioni e fra i paesi Ue - sono le regole che tutti, gestori e clienti ciascuno per la sua parte, sono chiamati a rispettare, per evitare che possano scaturire nuovi focolai di contagio. Il nuovo “codice” sono le linee guida aggiornate e approvate dalla Conferenza delle Regioni e poi attuate nel dettaglio attraverso protocolli ad hoc per garantire l’allenamento in sicurezza per clienti e istruttori.
Gli obblighi all’entrata
Le novità scattano subito appena giunti in palestra o in piscina. Si entra con la mascherina. Occorre disinfettarsi le mani all’ingresso e all’uscita, grazie ai dispenser, spesso preferiti ai guanti. È prevista, ma non obbligatoria, la misurazione della temperatura con termoscanner per non far entrare chi ha più di 37 gradi e mezzo. In ogni caso, all’ingresso i clienti devono sottoscrivere un’autocertificazione sulle proprie condizioni di salute (se hanno contratto il Covid, se hanno fatto la quarantena eccetera) e i gestori delle attività hanno l’obbligo di conservare i dati per 14 giorni. In palestra ci si va con scarpe ginniche “dedicate”, che non si usano in altri contesti.
Negli spogliatoi i vestiti solo dentro le borse
Una volta rispettate le regole all’ingresso, scatta il secondo tempo della partita: l’accesso agli spogliatoi. Qui si entra a gruppi, onde evitare una situazione di sovraffollamento. Ci si prepara a un metro di distanza e i vestiti vanno messi nelle proprie borse, da lasciare a loro volta negli armadietti.
Almeno due metri di distanza durante l’allenamento
Terza fase. Arriva finalmente il momento di fare sport, ma anche in questo passaggio ogni cosa va fatta con criterio, a cominciare dal distanziamento. È necessario almeno 1 metro tra le persone mentre non svolgono attività fisica; almeno 2 metri durante l’attività fisica (con particolare attenzione a quella intensa) Dopo l’utilizzo da parte del cliente, il responsabile della struttura assicura la disinfezione della macchina o degli attrezzi usati.
In piscina senza mascherina
In piscina non c’è l’obbligo della mascherina, quindi il requisito del distanziamento assume un ruolo rilevante. La superficie a disposizione di ognuno è di sette metri quadrati, mentre deve esserci almeno 1 metro e mezzo fra sdraio e lettini delle persone, se non sono conviventi. Gli istruttori di nuoto devono indossare la mascherina anche se non a stretto contatto con gli utenti. Su questo molti gestori di piscine non nascondono le riserve: sottolineano il caldo che c’è normalmente a bordo vasca e il rischio che non si senta bene la voce dell’allenatore.Alle piscine sono richieste analisi chimiche, oltre alle batteriologiche e, per tutti vale l’obbligo di disinfezione degli attrezzi (da quelli in sala pesi ai galleggianti in acqua) a ogni uso o a fine giornata se presi solo da un cliente. È fondamentale verificare le caratteristiche di aerazione dei locali e degli impianti di ventilazione.
I corsi e le lezioni vanno prenotati
D’ora in poi, la parola d’ordine diventa: “prenotare” i corsi e le lezioni, in modo da evitare il più possibile gli assembramenti e migliorare la gestione degli spazi.
Numero chiuso per accedere alla doccia
Una volta effettuato l’allenamento, si ritorna nello spogliatoio. E qui cambia l’accesso alle docce. È consentito a “numero chiuso”, oppure nelle palestre ridotto al minimo ad esempio per chi fa sport in pausa pranzo e dovrà tornare in ufficio, non certo sudato o in tuta. È prevedibile che questa operazione determini un aumento dei tempi. A chi ne ha a disposizione poco, non resta che organizzarsi.
I dubbi dei gestori
Di fronte a questa ripresa con regole stringenti da rispettare, alcune palestre hanno scelto di non aprire almeno fino a settembre a causa degli alti costi di sanificazione e perché il distanziamento avrebbe ridotto in maniera considerevole l’accesso alla sala con gli attrezzi. Per alcuni impianti la fase 2 comincia con disdette o sospensioni di corsi e abbonamenti da parte dei soci. I gestori mettono in evidenza che con tante regole da rispettare la palestra, attività che di per sè consente di lasciarsi alle spalle per qualche minuto i problemi di tutti i giorni, rischia di diventare essa stessa fonte di ansia. Allo stesso tempo confidano che chi ha affronta serie interminabili di affondi o plank con il sorriso sulle labbra non si farà spaventare facilmente da qualche paletto.